CLAUDIO PELLEGRINO: IL CALCIO È DI CHI LO SA RACCONTARE!

Claudio Pellegrino è un giovane altamurano che grazie alle sue idee e la sua formazione, all’interno dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, e nella “Sapienza Università di Roma”, è riuscito ad entrare nel mondo del calcio, passando dalle esperienze in radio con RadioKaos e RadioNorba, a fornire contenuti sui social che raccontano le tifoserie di nicchia e alle partecipazioni nella Youtuber League. Oltre ai social, può vantare interazioni anche con grandi membri del giornalismo calcistico italiano come Gianluca Di Marzio.
Qual è il tuo rapporto col mondo del calcio? E perché hai deciso di farlo diventare il tuo lavoro?
-Da sempre sono appassionato di calcio, perché mia madre e mio nonno mi hanno trasmesso questa passione, in particolar modo per la Juventus. Da piccolino giocavo a calcio, ho fatto parecchi anni da giocatore non professionista nella Pellegrino e Agon club, poi mi sono accorto, che non avevo abbastanza capacità per farne un lavoro per il futuro, mentre, mi rendevo conto che, quando giocavo alla playstation a Fifa, mi veniva spontaneo fare la telecronaca. Quindi ho deciso di trasformare la mia passione per il calcio giocato in passione per il calcio raccontato. Mi sono, quindi, fin da subito messo all’opera nel trovare corsi per il mondo del telecronista, frequentando il piccolo gruppo di Michele Plastino, dove sono nati i più grandi telecronisti come Fabio Caressa e Pierluigi Pardo. E poi, anche vari corsi di giornalismo online, con Giorgio Basile e Riccardo Mancini. Durante il workshop di Sportitalia, penultimo anno che l’hanno fatto, ho conosciuto Federico Marconi che mi ha spinto ad entrare nel mondo dei social, e quindi la mia vita è praticamente cambiata, poiché mi si è aperta la strada anche dei social network-.
Qual è il format che hai portato sui social a cui sei più affezionato?
-Il format a cui sono più legato è quello sulle tifoserie d’Italia, meno conosciute ma non meno importanti. Porto miei follower all’interno del mondo ultras di squadre minori, che per tifoseria potrebbero insegnare molto alle big. Mi piace molto questo format poiché mi permette di scoprire nuove realtà e di incontrare dirigenti, calciatori ecc. In occasione della prima partita di serie C della Team a Bari, ero andato con l’intenzione di creare un vlog, solo che l’Altamura in quell’occasione ha perso 2-0 con il Foggia, e quindi avevo pensato che non sarebbe stato il modo migliore di iniziare un blog sulla squadra. Al contrario mi impressionò particolarmente la passione dimostrata dai tifosi, che erano venuti fino a Bari, facendosi 30 minuti di macchina, di certo non scontati. Decisi quindi, in quel momento, di voltare la mia idea nel concentrarmi sulla tifoseria e, quindi, ampliare il format su tutte le tifoserie di squadre di nicchia-.
Il tuo traguardo più grande raggiunto fino ad adesso, qual è?
-A livello social, il fatto di essere un personaggio noto, una delle soddisfazioni più grande è l’essere fermato dai bambini dai ragazzi per una foto, oltre ad aver trasformato la mia passione in lavoro. Infatti, quando inizi a guadagnare coi social network, capisci che stai facendo qualcosa di importante. A livello di giornalismo sportivo la collaborazione con Di Marzio e quest’estate con Alfredo Pedullà, sono stati sicuramente dei traguardi fondamentali. Un altro traguardo è stata la nomina a content creator della Team Altamura, che unisce la passione per i social con la squadra della mia città, nel mio lavoro-.
Che consiglio daresti ai giovani altamurani, che vogliono emergere nel mondo del calcio o dei social, secondo la tua esperienza?
-Un consiglio che posso dare è quello di non perdere mai la speranza, la società altamurana per quanto la ami, è ancora un po’ indietro sui social network. Quindi, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, all’inizio non notavo tanta empatia attorno a me, pensavano che stessi facendo qualcosa di ridicolo, adesso, invece, quella gente mi fa complimenti sui social. Quindi, il consiglio che mi sento di dare è di non pensare di essere arrivati, ma, di essere sempre predisposti ad imparare e migliorare sé stessi-.
Pensi che tornerai nel mondo della radio, dopo l’esperienza a Radio Norba, e Radio Kaos?
-Allora…, penso che la radio sia un mondo affascinante, completamente diverso nel modo di comunicare rispetto a quello della televisione, ritmi più veloci e pause zero. Ci tornerei, anche se preferisco il mondo della TV. La radio comunque è fondamentale, perché tutti i conduttori televisivi nascono dalla radio come Carlo Conti, Gerry Scotti, Paolo Bonolis-.
Perché, secondo te, la radio ti forma di più rispetto alla tv?
-Perché sicuramente è più complicata per i ritmi e come ho detto prima, se parlo in radio, il mio pubblico non vede le immagini e quindi devo raccontare ogni passo della partita. In tv posso dire semplicemente il passaggio, in radio cronaca devo dire in che versante avviene il passaggio. Ti forma di più a livello comunicativo, nel ritmo e nel saper parlare-.
Quali sono i tuoi progetti e collaborazioni in cantiere?
-I miei progetti sono quelli di crescere sempre di più nei social, di affermarmi sempre di più come telecronista sportivo, e anche avere un programma sportivo tutto mio. Un mio format è uscito da poco, dove praticamente andrò alla scoperta dei figli degli ex calciatori di serie A-.
Chi ti ha aiutato ad emergere di più nel mondo dei social?
-Te ne cito due. Il primo sicuramente è stato Federico Marconi è lui quello che mi ha dato una grande mano nell’emergere, chiamandomi per la Youtuber League. Poi, ho avuto un momento di totale buio, un anno fa, perché i risultati non arrivavano, la mia forza di volontà in quel momento è stata vedere la luce in fondo al tunnel. Sono uscito sia grazie alla forza di volontà e anche grazie a Sickwolf (Simone Filippone), uno dei miei più grandi amici che, mi ha aiutato a superare le difficoltà, e a trovare la chiave di volta. Mi ha supportato, ed è diventato il mio manager-.
Per te è stato difficile affrontare le telecamere per le prime volte?
-Non è stato assolutamente un problema per me. Mi ha aiutato molto un corso di teatro ad aprirmi, anche se non ero tanto chiuso. Parlare davanti al microfono o alla telecamera le prime volte non sono state “traumatiche”. Posso dire che il video social quando lo registri, sei solo tu e la telecamera, quindi ti senti a tuo agio. In questo caso non ho avuto problemi e ripeto che non mi ha mai rappresentato un limite-.
La redazione di Passaparola.net ringrazia Claudio Pellegrino per aver concesso l’intervista.
Giuseppe Massaro.
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