Il gusto nel Salento, la melacotogna





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Lecce città ricca di storia e cultura, storia culinaria, bontà uniche, gusti decisi ed inimitabili, pietanze col “marchio”, quelle che scaldano il cuore, quelle che sono la certezza.

Tra tutti questi, la cotognata leccese, un esplosione di gusto e dolcezza, si tratta di un dolce dalla consistenza gelatinosa a base di mela, la cosiddetta melacotogna.

Il pomo del cotogno veniva considerato frutto caro ad Afrodite ed era noto sin dagli Antichi Greci come Catone, Virgilio e Plinio il Vecchio, che lo citarono nelle loro produzioni ; cosi da frutto sacro a pegno d’amore il passo è molto  breve, infatti, secondo quanto sostiene Plutarco, le donne venivano spesso incoraggiate a mangiare una mela cotogna, prima di andare a letto in occasione della prima notte di nozze.

Diffuso in tutto la Spagna, Portogallo, Israele ma soprattutto in America Latina, il frutto è arrivato in Sicilia come risultato della dominazione aragonese.

Dolce facilissimo da preparare, dato che basterà semplicemente che le mele siano ridotte in purea, e poi cotte con dello zucchero. Semplice dunque, facile e veloce, ma, come molti altri prodotti della pasticceria siciliana, nutriente.

Il dolce frutto  somiglia per forma alla mela, a tratti anche alla pera ma non ne è un incrocio; si tratta di una pianta con una sua identità ben definita, pur facendo parte della stessa famiglia.

La mela cotogna è un frutto sostanzioso e nutriente si presenta di un  colore giallo intenso con buccia coperta da una leggera peluria, la mela cotogna ha un sapore poco dolce ma note proprietà di astringente ed appartenendo alla famiglia delle Rosacee, è ricca di vitamina A, C e vitamine del gruppo B.
Contiene pochi zuccheri dunque ma molte fibre, ed è adatta quindi anche ad entrare nei regimi alimentari di coloro che soffrono di diabete o che semplicemente sono a dieta, visto che 100 grammi di prodotto non superano le 30 calorie. Grazie al suo elevato contenuto di pectina, le mele cotogne si prestano molto bene a diventare gelatine o a essere ridotte in marmellata.

Tale frutto veniva coltivato già 4.000 anni fa dai Babilonesi, anche i  Romani e i Greci lo mangiavano, mangiavano le mele crude col miele oppure ne facevano un gustoso sidro. La polpa, se masticata, veniva consigliata anche come antiveleno; mentre le sue proprietà di medicinale astringente vennero sfruttate soprattutto nell’Antica Grecia e nel Medioevo.

 

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