Ischitella: IL ROMANDATO, IL CANYON DEL GARGANO





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Cosa fare almeno una volta nella vita? Percorrere il torrente Romandato, tra Ischitella e Vico del Gargano. Questo magico luogo è il letto di un antico fiume, ora prosciugato, un bacino idrografico lungo circa circa 15 km e la sua origine, risalente a 140 milioni di anni fa, è dovuta al sollevamento delle placche tettoniche che ha creato questa grande spaccatura; la forza dell’acqua, poi, ha completato l’opera e, nel corso dei millenni, grazie alla sola forza erosiva, ha dato origine a un bellissimo “Canyon” da qui la denominazione Canyon del Gargano. Durante i periodi di piena, il torrente è in grado di trasportare lungo il suo letto, sassi, massi e detriti di varia entità e,  pertanto, non è più percorribile.

Iniziamo il nostro cammino in una soleggiata giornata del primo giorno di maggio, anche questa volta, guidati dall’associazione Garganowunderland che ha riunito un gruppo di cento persone unite dalla voglia di meravigliarsi, dalla voglia di conoscere e dalla voglia di stupirsi di fronte alla maestosità della natura

Accompagnati dal nostro geologo Gianluca Russo, sin da subito abbiamo la sensazione di scendere quasi al centro della terra dove, ai nostri lati, ci sono le pareti di roccia del Romandato che ci fanno pensare alle pagine di un libro per il loro essere a strati;  questo percorso non è solo un cammino, è definito anche il sentiero dell’anima dove c’è un’immersione nella natura a 360 gradi diventando parte integrante di essa, dove non siamo raggiungibili dalla tecnologia, dove gli unici suoni che ascoltiamo sono il fruscio della vegetazione e lo scricchiolio dei ciottoli sotto i nostri piedi.

L’elemento predominante di questo “spaccato” del Gargano è la roccia che fa del luogo un paesaggio quasi fiabesco, quasi frutto della matita di un disegnatore di libri di favole della nostra infanzia, ma poi ci avviciniamo e tocchiamo le pareti dalle molteplici colorazioni per la presenza di tre tipi di rocce: il carbonato di calcio dal suo colore bianco, la selce che assume varie colorazioni che vanno dal rossiccio al nero e al bianco e, infine, la marna che, per le sue componenti argillose e carbonatiche, assume le tonalità  del grigio.

Osservando le pareti rocciose notiamo che la selce fa da padrona, infatti è possibile ammirare dei noduli di selce attaccati alle pareti, ovvero “pallozze sferiche” dalle forme singolari. Queste sfere, con il passare degli anni, si staccano dalle pareti e, pertanto, è possibile trovarle lungo il percorso diventando per il turista il  “souvenier” del Romandato; infatti consiglio di portare con voi uno zaino capiente per raccogliere i vari nodi di selce dalle forme più strane e dai colori più curiosi e, se si è fortunati, è possibile trovare anche dei bellissimi fossili e reperti storici come è capitato anche a noi.

La nostra passeggiata salutare ci ha portati in un punto in cui le pareti rocciose restringono sempre di più il sentiero, dandoci la sensazione di essere inghiottiti nelle viscere della terra; infatti le rocce diventano sempre più alte e creano un ambiente quasi surreale irraggiato da poca luce solare. Questo punto rappresenta la fine del percorso, che culmina in uno passaggio, cosi stretto, tanto da percorrerlo in fila indiana e che ci porta alla sorgente denominata “Acqua del confine”, situata a 260 m sul livello del mare, oltre la quale il torrente non è più percorribile.

Lungo il Romandato è possibile riscoprire le origini dell’uomo ripercorrendo la vita dell’uomo preistorico, presente nel territorio garganico, dove il suo  l’insediamento è dovuto alla presenza di grotte che usava come riparo e, anche perché, la selce del posto veniva lavorata e trasformata in lame e armi utili per la loro sopravvivenza. Infatti, alcune di queste tecniche di lavorazione ci sono state illustrate dall’archeologo sperimentale Alfio Tomaselli e Enzo Pazienza presidente ,quest’ultimo, del Centro studi Grotta Paglicci di Rignano Garaganico. Inoltre, Enzo Pazienza ci ha mostrato come l’uomo preistorico dalla selce ricavava una lama e, ancora, la tecnica dell’accensione del fuoco con lo sfregamento della selce e della pirite effettuandone una reale dimostrazione.

Come sempre Garganowunderland affianca il trekking alle tradizioni culinarie locali; questa volta, dopo il nostro cammino, siamo stati ospiti del ristorante La Patana di Vico del Gargano, nota come “paposceria”, infatti qui è possibile degustare un alimento tipico del posto: la Paposcia.

Impastata con farina, acqua, sale e pochissimo lievito, simile all’impasto della pizza o del pane, la Paposcia ha origini antichissime;  quando si impastava il pane in casa tutti i ritagli avanzati venivano reimpastati, allungati a forma di rettangoli molto sottili, infornati e poi conditi con olio e parmigiano. Oggi la farcitura della Paposcia è stata arricchita con salumi, verdure e altri ingredienti diventando un alimento certificato, come ci fa notare Giovanni Mastropaolo, responsabile della struttura e vice campione del campionato europeo 2016 della pizza svoltosi a Lesina.

Non solo un’esperienza naturalistica ma anche momenti di condivisione, momenti di riflessione; mentre si percorre il sentiero fiabesco del Romandato si ha quasi la sensazione che tutto passa, tutto scorre ma la natura è sempre li che ci accoglie e ci avvolge con i suoi profumi e i suoi colori, perché come, saggiamente, ha affermato il nostro archeologo Alfio Tomaselli: “La natura rimescola le carte, tutto continua e … si ricomincia da capo”.

(Si ringrazia per le foto Enzo Pazienza e Domenico Miscioscia)

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