Isolamento e solitudine, ripartiamo dalla consapevolezza di noi stessi.
L’idea ed il timore di una nuova condizione di isolamento, è diventata realtà, tra qualche imprecazione, qualche ribellione, sconforto, avvilimento… Quanti sentimenti contrastanti hanno avuto voce, e quanti invece sono stati repressi dal silenzio.
Non dovete preoccuparvi di esprimere perplessità e disagio, perché per gli esseri umani, l’isolamento, non è una condizione naturale, l’essere umano è una specie “sociale” per definizione, l’umano è un essere “relazionale” e dunque, esprimere liberamente i propri sentimenti, non ha nulla di sbagliato!
L’isolamento suggerisce alla nostra interiorità, un immediato senso di distacco, ed il nostro IO, distaccato dalle proprie relazioni, avverte il senso della solitudine, che superfluo a dirsi, non piace a nessuno.
Forse aleggia lievemente, o forse infastidisce come un ronzio, il ricordo dell’isolamento di un anno fa, e magari ci riporta alla mente una serie di immagini tristi, volti sofferenti, preoccupazioni.
Ma dobbiamo pur aver imparato qualcosa…
Abbiamo imparato che le nostre relazioni sociali ed umane, sono importanti per ognuno di noi, e che fatichiamo a vivere senza, abbiamo compreso quali sono gli amici cui non siamo disposti a rinunciare, abbiamo compreso quali sono le persone che ci hanno avuto come esempio, o come punto di riferimento, abbiamo fatto a meno dei rapporti più frivoli, abbiamo imparato che ci sono cose a cui possiamo rinunciare ed anche il contrario. A dirla tutta ci siamo resi conto di cosa arricchisce la nostra esistenza e anche di cosa la imbrutisce. Se siamo riusciti ad imparare qualcosa, siamo certamente cresciuti, e se siamo cresciuti, questo anno non è andato sprecato.
Ora dobbiamo fare tesoro di questa esperienza, e non ripetere gli errori già commessi.
Se nel precedente isolamento, abbiamo messo su del peso in eccesso, questa volta, sfidatevi a rimettervi in forma, stare a casa consente di avere più tempo da dedicare ad una cucina più sana.
Se la volta scorsa la pigrizia si è impadronita del vostro corpo, sfidatevi a fare almeno una attività, anche nuova, se un anno fa siete scivolati nell’astrazione e negli automatismi domestici, questa volta impegnatevi in una attività manuale, un nuovo hobbies
E se la volta scorsa siete usciti a pezzi, depressi e sofferenti, questa volta dovete entrare in voi stessi.
Stare da soli e vivere la solitudine, non sono la stessa cosa. Il senso della solitudine è uno stato dell’essere percepito negativamente e che provoca mancanza, è privazione. Stare fisicamente da soli invece, potrebbe essere l’occasione di stare con Sé, con quel sé stesso, per cui non abbiamo mai tempo e premure. Stare con sé stessi è Presenza non Mancanza!
Ritengo normale la prima reazione di disorientamento, ma chi non si è mai perso per strada, ma ora la strada sbagliata la possiamo riconoscere, e percorrerne una migliore.
È stato ed è difficile per tutti, ma ogni difficoltà può essere usata da ognuno di noi tanto a scopo distruttivo, quanto a scopo evolutivo, e non dimenticate che siamo creature preposte all’evoluzione personale, morale, intellettuale, perfino la nostra mente è espansiva e creativa.
Il mio pensiero personale, in queste occasioni, non lascia indietro nessuno, parto dai piccoli studenti, cui viene a mancare il perno scolastico, e ritrovandosi ad essere figli della scuola e alunni dei genitori, e penso affettuosamente ai genitori che si ritrovano ad essere alunni degli insegnanti e insegnanti dei figli, accollandosi un ruolo che non doveva compete loro. I malati allettati, saranno privati di quelle visite che addolcivano le giornate scandite dalla quotidianità, se ne conoscete qualcuno, siate presenti in ogni altro modo possibile.
Le SuperDonne, ne conosco tante, a loro ricordo che il mondo va avanti grazie a loro, ma che tutto sommato va avanti anche senza, e che ogni tanto, bisogna sapersi fermare, la stanchezza non è reato!
Alle persone altamente sensibili, consiglio di affrontare ora, e quando se no? Un sano percorso personale, affinché questo stato doloroso percepito dalla solitudine non diventi un disturbo cronico dell’essere.
Alle persone più grandi e più anziane, più deboli e delicate, non posso che chiedere ad altre forme di intelligenza superiore, di tenerle per mano più di quanto noi si sappia fare, e che protegga chi si prende cura di loro.
Se diventiamo consapevoli di ciò che abbiamo, e di ciò che intendiamo coltivare di noi stessi, avvertiremo la nostra Presenza, perché la compagnia si può sempre rimediare, la Presenza è quella condizione di pienezza che nessuno ci può dare, ma nessuno ci può togliere!
L. Calabrese
Comunicazione: per chi si sentisse in difficoltà è stato istituito uno spazio virtuale (cui si accede in anonimo) per assistenza umana all’individuo, il sabato mattina.
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