Rubrica “La nottola di Minerva” a cura di Giuseppe Galante





d111d881-ca3d-4531-bfc8-434e7727dd50

 

Il linguaggio criminale.

I romani imbevevano di liquido infiammabile i ratti poi gli davano fuoco e l’animale correndo nei campi di grano di notte creava uno spettacolo scenografico di luce.
Si festeggia una vittoria, il raggiungimento di un risultato strategico su un clan rivale o sullo Stato oppure per rappresentare un segno di potenza come per le processioni religiose che si fermano innanzi alle abitazioni dei mamma santissima e la statua viene fatta inclinare per salutare il boss.
Questa forma di linguaggio simbolico ha una divulgazione massima senza rischi precisi connessi al fatto in sé. Si festeggia la scarcerazione, l’arrivo di una nuova partita di droga, o per consolidare il controllo del territorio. Ma questo spettacolo richiede l’uso del fuoco ovvero il simbolismo della vendetta per chi tradisce o collabora con le autorità. Certo è un modo decisamente kitsch di festeggiare che in genere avviene fuori dai centri della movida ma Corato rappresenta l’eccezione. Nessuna chiamata al 112 e’ giunta a dimostrazione che cittadinanza ha apprezzato il regalo prodotto da pochi ragazzini che spadroneggiano in città vivono come se un domani non ci fosse. Restano solo resti di materiale esplosivo e torte di compleanno che servono a minimizzare l’accaduto in barba a tutte le leggi sulla sicurezza intesa nel senso più ampio. Questa forma di comunicazione non verbale è perfettamente integrata nella logica dei social e dimostra la duttilità adattiva di chi utilizza la propria intelligenza senza entrare in empatia con il contesto in cui vive.

Commenti

Commenti


Condividi