UN LIBRO PER AMICO: L’ESTATE MUORE GIOVANE





LIBRO

Il libro che vi presento questo mese racconta l’amicizia, quel sentimento senza tempo che non passa con gli anni, anzi si fortifica e si rafforza, nonostante la vita ci porta a intraprendere altre strade, possiamo anche andare dall’altra parte del mondo, ma il nostro amico sarà sempre li racchiuso nei nostri ricordi. Questa è l’essenza di “L’estate muore giovane” di Mirko Sabatino, la storia è incentrata su un’amicizia di infanzia di tre ragazzi in un’epoca in cui non esisteva la tecnologia ad accorciare le distanze, non esistevano i social per comunicare, ma bastava solo l’esserci l’uno per l’altro.

“L’estate muore giovane” racconta la storia di Mimmo, Damiano e Primo, quest’ultimo il protagonista e voce narrante della vicenda; la loro amicizia nasce durante l’estate del 1963 , l’anno in cui i Beatles pubblicarono il loro primo LP, l’anno in cui Kennedy perse la vita a bordo di una limousine, l’anno in cui Martin Luther King annunciò all’America che aveva un sogno “I have a dream”, l’inizio del boom economico per l’Italia ma non in quell’anonimo paesino del Gargano dove i tre dodicenni vivono la loro estate tra vicoli, piazze e il loro rifugio segreto sulla scogliera.

Primo, Mimmo e Damiano trascorrono l’estate appena iniziata con estrema libertà tra giochi e scorribande fino a quando Mimmo viene aggredito da un gruppo di teppisti; quell’avvenimento determina la nascita di un patto di alleanza tra loro, per assicurarsi reciproco aiuto e protezione, che porteranno i ragazzi a rispondere all’affronto subito infliggendo una pena di ugual misura. Ecco che con  l’affronto fatto a Mimmo viene subito utilizzato il patto contro Sabino Canosa, il teppistello che lo aveva aggredito, tagliandogli in due il pallone autografato da Sivori. Ricorrono al patto per la seconda volta quando decidono di avvelenare il cane dello zio di Sabino, che ha tentato di violentare la bellissima madre di Damiano, ma il piano non viene portato a termine perché Damiano vuole farsi giustizia da solo affrontando in un corpo a corpo l’uomo.

Questa assurda alleanza verrà utilizzata ben tre volte e con un prezzo sempre più grande, verrà rispettata in modo sempre piú drammatico e disperato fino a quando una sera Viola, la sorella minore di Primo, gli confessa di essere stata violentata da don Gerardo, parroco del paese. Primo ne parla agli amici e quando Viola si getta dal balcone di casa, Primo non ha più dubbi nel ricorrere al patto.

Una notte, i tre amici vanno da don Gerardo, lo costringono a confessare l’accaduto e a scrivere una lettera, in cui avvisa i suoi fedeli che quella stessa notte sarebbe partito come missionario per il Sudamerica. Lo conducono alla fattoria di Damiano e dopo averlo colpito a sangue,  Mimmo aziona la mietitrebbia e don Gerardo finisce tra le lame e muore.

Damiano decide di far sparire corpo e mietitrebbia e promette ai due di raggiungerli in piazza dove, invece, mai arriverà. Damiano ha guidato la mietitrebbia fino all’orlo della scogliera al buio e sotto la pioggia, col cadavere del prete impigliato nelle lame e non si sa se precipita anche lui in mare o riesce a salvarsi decidendo di sparire. Nessuno cercherà mai don Gerardo, grazie alla lettera che ha lasciato, e tutti crederanno che la mietitrebbia sia stata rubata. Mimmo, il più debole del gruppo e psicologicamente distrutto, il giorno prima di entrare in seminario, si getta sotto un camion.

Il romanzo, narrato tutto in flashback, torna sulla scena d’apertura; Primo, ormai uomo, sta osservando la mietitrebbia che, oscillando appesa al braccio della gru, riemerge dalle acque e crede di vedere il suo amico Damiano.

Il libro, pluripremiato, e inserito nella cinquina dei finalisti Premio Fondazione Megamark 2018, ha un taglio nettamente cinematografico e non mi stupisce se diventasse la sceneggiatura di un film.

Appena terminato di leggere il libro, mi è stato chiesto cosa ne pensassi … ebbene a caldo ho risposto: “E’ stato un pugno nello stomaco”; una storia ipnotica e straziante, la storia procede spedita fino alla fine e si ha quasi paura a voltare pagina, d’altronde il fine di un buon autore è smuovere qualcosa nell’animo del lettore e Sabatino ha fatto centro!

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