COVID 19 Dott. Saverio Costantino psicologo-psicoterapeuta





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Si sono susseguite negli ultimi mesi numerose notizie

che ci hanno rattristato, situazioni e storie di vita che si
sono intrecciate con la morte, la paura rimbalzava da
una fonte all’altra, sembrava ci fossero più esperti in
materia che contagiati.
Ridondanti attacchi alle nostre emozioni e alle nostre
difese immunitarie… tra i tanti eroi che vincono tanti
purtroppo perdono, soggetti indifesi con destini ormai
non più nelle proprie mani.
La grande sfida del momento è stata quella colta dalla
Riabilitazione Psichiatrica.
La Fondazione Epasss -Ente Provinciale Acli Servizi
Sociali Sanitari- in collaborazione con le Asl della
provincia della Bat e di Bari è da oltre quaranta anni
una delle colonne portanti della Riabilitazione
Psichiatrica. La Fondazione Epasss nella figura di
Vincenzo Purgatorio (amministratore delegato)
abbraccia i principi di riabilitazione, figli della Legge

Basaglia, sostenendo e sponsorizzando i percorsi
creativi e di riabilitazione delle Comunità.
A cogliere tale sfida nelle Comunità di Barletta, Corato
e Ruvo la Responsabile Sanitaria dott.ssa Liso Maria, lo
Psicologo dott.Costantino Saverio, i coordinatori di
struttura Caputi Antonio, Loiacono Isa Carla e Zucaro
Piero…sfida resa grande ancora di più dal fatto che i
nostri ospiti sono attivi frequentatori del territorio,
abili intrecciatori di storie e relazioni, ottimi clienti di
tabaccherie e bar.
Inizia un incubo che davvero diventa difficile da
trasformare in una sfida; tutti noi tra impotenza e
sconforto abbiamo provato ad allearci e a farlo
soprattutto con la vita dei nostri ospiti. Finalmente la
vita diventa protagonista rispetto alla morte e per
salvaguardarla abbiamo dovuto stringerci
metaforicamente. Le nostre famiglie sono a rischio,
come le loro famiglie che stranamente sono diventate
insostituibili e importanti, il sacrificio di non vederle, il
sacrificio di non uscire, ha trasformato i pazienti in
lottatori insieme a noi..inconsapevolmente si sono
alleati sulla vita prima ancora che sulla paura della
morte.

Le distanze, il bisogno di stare insieme, il bisogno di
abbracciarci, di avvertire l’assenza del nostro continuo
stringerci, tutto questo ci manca ma dobbiamo ancora
lottare per la vita.
Quel tema che alcuni hanno voluto definire il rischio di
burnout, si è trasformato in SOMMINSTRAZIONE DI
NOI STESSI.
Come si fa a far vedere un nemico invisibile? Per i
nostri pazienti è molto semplice, abituati come sono a
volte a vedere quello che non c’è, a sentire ciò che non
abbiamo detto, le voci sono diventate lo sguardo che ci
unisce, lottando insieme per una battaglia vera,
autentica. E tutti, anche gli eroi o i protagonisti, come
spesso ci hanno definiti perchè il campo noi non lo
abbiamo mai abbandonato, proprio tutti siamo
diventati vulnerabili e lo siamo diventati noi che
impariamo da loro la vulnerabilità, o la nascondiamo a
loro.
Siamo stati uniti come non mai, tranquilli come non
mai, abbiamo condiviso come non mai, abbiamo
dormito senza incubi, abbiamo ridotto il consumo del
caffè, delle sigarette, del superfluo, ci siamo sentiti
IMPORTANTI NEL DIFENDERE LA NOSTRA E LA VOSTRA

VITA. E’ sempre stato per tutti noi un giorno in più
vissuto insieme, all’insegna dell’essenziale, e un giorno
in meno rispetto a quando ci si potrà di nuovo
avvicinare senza temere più il contatto.
Una storia che si contrappone al peggio, che fa notizia;
ecco, noi invece vogliamo far notizia per tutto “il
positivo” che c’è, abbiamo avviato il nostro cabotaggio
pensando di salvarci tutti, l’ottimismo non è eroismo,
ma solo consapevolezza, i loro giorni erano davvero
tutti per loro stessi, non avevamo da imporre attività
esterne e ponti con il territorio, ma percorsi nei nostri
spazi, così unici quando ci appartengono.
Insomma il gruppo di lavoro ha attivato quel contagio
di una positività da conquistare, quel covid 19 che
speriamo un giorno diventi una marca di jeans oggi è il
nostro senso.
Il bello di lottare metaforicamente sembra un
paradosso, ma è davvero il senso, quel senso
dell’esistere. I nostri pazienti che chiedono a noi come
stiamo non ha prezzo, tutto questo nessuno lo ha
raccontato e penso che la normalità vada raccontata
quando intorno tutto frana, serve a pensare alla
solidità.

Ora siamo preoccupati, ora che tutto piano piano torna
alla normalità, qualche contenuto nostalgico si infrange
nella frenetica ricerca di conquistare il passato, nella
speranza di essere migliorati, noi ne abbiamo la
certezza siamo diventati immuni dal sentirci dipendenti
dal superfluo.
Ma i nostri pazienti hanno l’essenziale e quindi per loro
cosa è cambiato? Hanno sostenuto le nostre
preoccupazioni, il nostro senso della responsabilità,
non hanno mai smesso di credere che realmente tutto
sarebbe andato bene…questa la loro forza.
Ognuno di loro è diventato amico della propria
patologia, e “tenendola a bada” abbiamo insieme
colorato e disegnato, abbiamo cantato, abbiamo
rivolto lo sguardo fuori e in alto, tutti per la prima volta
nella stessa direzione.

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