“UNA QUARESIMA IN QUARANTENA”





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La Quaresima è probabilmente il tempo migliore per vivere la quarantena. Al di là dell’assonanza lessicale, che cosa sono le settimane che precedono la Pasqua se non un tempo di silenzio, riflessione, deserto, preghiera? Non sappiamo se tutto questo sia una coincidenza temporale o parte di un progetto più grande di noi e al momento incomprensibile. Ma possiamo partire da questa sovrapposizione di eventi sul calendario per una riflessione più ampia sul nostro stile di vita, cercando di non dare ragione alle tantissime voci che si stanno sovrapponendo proprio in questo tempo, voci che da un lato vorrebbero destabilizzare la serenità di chi vuole vivere una fede equilibrata e sincera,

Da anni, infatti, siamo immersi in una società che non si ferma mai. Non può e non deve smettere di accelerare perchè educata e abituata alla produzione, alla velocità, al fare sempre e comunque superando qualsiasi ostacolo a tutti i costi. Il tempo per la preghiera, per l’analisi interiore, per un esame di coscienza sulle strade intraprese è sospeso o, nel peggiore dei casi, buttato via. Non possiamo fermarci perchè il mondo attorno a noi corre e non potremmo certo rischiare di rimanere indietro.

Il coronavirus ha, invece, scosso la nostra esistenza a partire dal ritmo quotidiano che scandiva le nostre giornate. Non possiamo uscire di casa, se non per reali necessità. Non possiamo avere contatti ravvicinati con il prossimo. Non possiamo lavorare regolarmente, se non con le dovute precauzioni e meglio se con lo smartworking. Non possiamo addirittura andare a messa la domenica o in settimana. Fatto praticamente mai accaduto prima che ci restituisce la gravità del periodo vissuto. Sono convinto che le privazioni che stiamo sperimentando, aprano il cuore alla luce e alla forza dello Spirito Santo, che ci introduce a vie nuove, nuove forme, nuove possibilità.

Le chiese, storicamente, sono state l’ultimo avamposto in cui rifugiarsi dalle calamità naturali o dalle guerre. Oggi ci viene chiesto di evitare assolutamente i luoghi affollati per cui anche la Chiesa deve sospendere le cerimonie religiose e limitarsi all’adorazione personale. La zona pastorale “San Cataldo” sta osservando le disposizioni diocesane in seguito agli ultimi decreti governativi a tutela della salute pubblica.

La nostra è un’obbedienza dovuta, ma al tempo stesso sofferta, dettata dall’impossibilità di celebrare l’Eucarestia con il popolo di Dio. Il clero di Corato vive con preoccupazione e attenzione gli sviluppi inattesi di un’emergenza ormai propagatasi a livello mondiale. La principale raccomandazione è quella di invitare la comunità cittadina al rispetto delle norme emanate dalle autorità civili. Le chiese sono e rimarranno sempre aperte per la preghiera personale (seguendo sempre le indicazioni), i sacerdoti sono e rimarranno a disposizione per qualsiasi chiarimento in questo tempo incerto, e soprattutto per seguire gli ammalati e coloro che chiedono l’Eucaristia o l’Unzione degli Infermi! Lo stesso clero si è già attivato con la possibilità di seguire le celebrazioni eucaristiche attraverso le pagine Facebook di alcune parrocchie; le stesse celebrazioni non sono “private” (come afferma qualcuno), sono sempre momenti di vita ecclesiale perchè “grazie alla liturgia l’uomo sfugge alla sua solitudine e diventa parte del tutto, membro di un organismo vivente nel quale si esprimono l’azione e la parola oggettiva della Chiesa (R. Guardini).

Bisogna anche riscoprire la bellezza della Parola di Dio, che come popolo siamo chiamati a meditare; tante potrebbero essere le forme (ci si affida alla fantasia di ognuno, quella fantasia che esprime ricchezza interiore e bellezza di un Dio che ama!) che ognuno può attuare. La famiglia è sempre stata il luogo della prima catechesi, luogo della trasmissione della fede; i sacerdoti invitano tutti i genitori a non disperdere quel patrimonio che hanno con fatica espresso in questi anni; sarebbe bello invece vedere come lo stesso patrimonio fiorisca in questo tempo e si dia occasione ai piccoli e ai ragazzi di rendere feconda la Quaresima, mostrando orizzonti belli attraverso una “traditio” (tramandare) di fede (a riguardo saranno disponibili piccoli video curati dai sacerdoti della zona che commenteranno la Parola di Dio dei giorni feriali e festivi).

L’invito che si rivolge è quello di #restareacasa a tutela di noi stessi e dei più deboli, come gli anziani e le persone ammalate, per gli operatori (medici e infermieri e OSS) che si stanno sacrificando nelle corsie degli ospedali mettendo a repentaglio la loro e la vita dei loro cari. Trasformiamo, allora, questo periodo di isolamento in una riscoperta del focolare domestico. La casa ha, infatti, un significato fondamentale nella tradizione cristiana. Essa è la Chiesa di Dio, il popolo da lui eletto in cui abita e si manifesta. Pensiamo solamente a quante case ha visitato Gesù nella sua esperienza terrena (di Pietro, di Matteo, di Giairo, di Marta, Maria e Lazzaro, per esempio) o a quelle evocate dagli apostoli negli Atti come spazio di conversione e testimonianza. La casa deve essere riscoperta in questo tempo come il luogo privilegiato, dove nell’esperienza dell’amore quotidiano, si tocca con mano l’amore di Dio

«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia», dice Cristo costruttore di case nel vangelo di Matteo. Recuperiamo il senso autentico della famiglia nelle relazioni, nella solidarietà e nell’accoglienza iniziando dalle nostre abitazioni. Sarebbe bellissima una gara di solidarietà per aiutarsi ed aiutare!

È un invito (profetico?) che faceva suo anche l’arcivescovo Mons. L. D’Ascenzo in preparazione allo scorso Avvento: «Vogliamo essere Chiesa di Trani-Barletta-Bisceglie che ha il sapore di casa e casa di Trani-Barletta-Bisceglie che profuma di Chiesa. Quando una Chiesa ha il sapore della casa è una Chiesa in uscita, in uscita perché ogni casa profumi di Chiesa».

I nuovi media ci permettono di poter avere la parola di Dio a disposizione in qualsiasi momento. Non lasciamo spazio, allora, solo alla paura e all’angoscia, ma viviamo questa Quaresima dandole il giusto profumo di comunità cristiana nel calore delle nostre case.

 

 

Il clero e i religiosi della

Zona Pastorale “San Cataldo” – CORATO

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