TRANI, UNA CITTA’ IN LUTTO





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Un sabato qualunque macchiato da una morte prematura.

Biagio Zanni, 34 anni. Aveva cercato, lo scorso 20 settembre, di sedare una rissa in pieno centro, sul porto turistico.

Accoltellato, ricoverato, operato, morto.

Da qui lo sdegno, lo scandalo di una perla che perla non è più, Trani.

Da qui le parole di cordoglio e tentativi di organizzare manifestazioni per sensibilizzare. Sensibilizzare i cittadini, sensibilizzare i ragazzi. Messaggi, commenti. Dolore profondo e silenzioso da una parte, vocio e chiacchiericcio da bar dall’altra. Come accade in tutte le città, come accade ovunque. Come accade in una città che potrebbe non ritrovarsi in questa situazione, che potrebbe non aver perso un suo figlio, se solo avesse avuto la decenza di vedere.

Ma, come sempre, ci si irrigidisce solo dopo che un dramma prende forma ed incupisce gli animi, caricandoli anche e, probabilmente, soprattutto, di sensi di colpa.

Perché “prevenire è meglio che curare” è solo un detto. Perché segnalazioni ce ne sono state, perché tutto era sotto gli occhi di quei tutti che si sono detti scandalizzati, inorriditi. Perché i perché sono tanti e ci sarebbe da discutere su cose e questioni che ora sembrano essere parole vane e scontate, ma che sono verità non più tralasciabili. Dall’educazione, dal ruolo delle famiglie, delle scuole. Dal senso che ogni organo sociale ha o dovrebbe avere, dalla responsabilità di ognuno, di ogni singola coscienza, cosciente o meno.

Intanto il sindaco della città, Amedeo Bottaro, ha proclamato il lutto cittadino nel tempo che interesserà i funerali che si terranno presso la parrocchia di santa Chiara alle ore 16.

L’invito alle scuole è quello di rispettare un minuto di raccoglimento e silenzio, agli esercizi commerciali di sospendere le attività, insieme all’annullamento di qualunque manifestazione in programma e alle bandiere a mezz’asta presso palazzo di città.

Il lutto cittadino è simbolico. Tutta la città è in lutto. Per la perdita di un ragazzo, per la perdita del controllo, della civiltà, dell’umanità, dettate da un gesto irresponsabile, dalla mancanza di senso, dallo “sballo” che tanto eccita i ragazzi, quanto li rende carnefici di un mondo che potrebbe essere migliore, se solo, al posto di credere che si possa essere migliori usando violenza ed alcolizzandosi in una notte di fine estate, lo si possa diventare responsabilmente, usando rispetto, educazione e responsabilità, parole che sembrano tanto obsolete, quanto, ora più che mai, necessarie.

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