E nel salento si celebrano le tradizioni, un Natale magico





presepe

Trascorsa l’ estate si torna a tutti quelli che sono i doveri e la quotidianità poi, le stesse cose per mesi e mesi invernali, che per fortuna sono addolciti sin dai secoli dei secoli, da quel cosi tanto atteso  mese dicembrino.

A dicembre tutto è possibile ed è proprio il clima natalizio a fare testimonianza di ciò. Tra i salentini si accende un particolare scalpore, loro sono felici, è arrivato  il Natale e le luci, tutte brillanti e colorate, si accendono, cosi come si accende la voglia di fare festa, si, il ritrovarsi, stringere i cuori attorno a un tavolo, raccontarsi e poi ridere e perchè no sognare il domani migliore chissà..

Cosi quell’ aria frizzante si diffonde fino a trasformarsi in frenesia e voglia di stupire il prossimo, i propri cari ed anche se stessi con un pò di bene in più.

Nel Salento tutto quel bene lo si manifesta anche sottoforma di trasmissione della tradizione, le donne qui, sono pronte e rimboccarsi le maniche e preparare tutte le sfizierie tipiche salentine del periodo natalizio, i dolci, le paste fatte in casa, tutte prelibatezze e bontà che sono uniche , da scaldare i cuori.

Intanto a Lecce si attende l’ 8 dicembre, giorno dell’ Immacolata, per aprire realmente le danze, tant’ è che il sette , come da tradizione, si sfoggeranno sulle tavole le gigantesche pucce dell’ immacolata leccesi; le pucce dell’ Immacolta hanno origini molto antiche, al rito delle novene, esattamente, in passato vi partecipava gran parte della popolazione contadina, all’ epoca ingente,  questa, al termine della messa si dedicava  al lavoro nei campi. Per la vigilia dell’Immacolata era obbligatorio il digiuno: si poteva mangiare solo la puccia con le olive nere o con le “passule” (uva passita) o con le sarde sotto sale, preparata in casa e cotta in un forno di pietra. Verso sera cessava il digiuno e si cenava con  “lu stoccapesce cu li jermiceddhi” (lo stoccafisso con i vermicelli), poi, dulcis in fundo, con le “pittule”, le tipiche pittule salentine, intinte nel vino cotto o nel miele. In alcuni paesi, finito di cenare, in tanti si munivano di fiaccole e partecipavano alla processione che portava nelle principali strade del paese la statua della Madonna, seguita dal parroco e dai musicanti che suonavano la pastorale.

Tutto questo bagaglio di tradizione si riveste di attualità e di contemporaneo per arrivare dritto al cuore ed essere portato avanti sempre perchè le origini non si scordino mai, perchè solo conoscendo chi realmente siamo stati ieri possiamo essere sempre unici, anche nel nostro domani.

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