Torino,Papa Francesco famiglia speranza e futuro





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Alle domande poste precedentemente, cerchiamo di trovare risposta facendo riferimento alle parole di Papa Francesco nel saluto augurale per la Settimana Sociale: “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”. Esprimo tutto il mio apprezzamento per questa scelta, e per aver associato alla famiglia l’idea di speranza e di futuro. È proprio così! Ma per la comunità cristiana la famiglia è ben più che “tema”: è vita, è tessuto quotidiano, è cammino di generazioni che si trasmettono la fede insieme con l’amore e con i valori morali fondamentali, è solidarietà concreta, fatica, pazienza, e anche progetto, speranza, futuro. Tutto questo, che la comunità cristiana vive nella luce della fede, della speranza e della carità, non è mai tenuto per sé, ma diventa ogni giorno lievito nella pasta dell’intera società, per il suo maggior bene comune (cfr ibid., 47). (…) Speranza e futuro presuppongono memoria. La memoria dei nostri anziani è il sostegno per andare avanti nel cammino. Il futuro della società, e in concreto della società italiana, è radicato negli anziani e nei giovani: questi, perché hanno la forza e l’età per portare avanti la storia; quelli, perché sono la memoria viva. Un popolo che non si prende cura degli anziani e dei bambini e dei giovani non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa. Non possiamo ignorare la sofferenza di tante famiglie, dovuta alla mancanza di lavoro, al problema della casa, alla impossibilità pratica di attuare liberamente le proprie scelte educative; la sofferenza dovuta anche ai conflitti interni alle famiglie stesse, ai fallimenti dell’esperienza coniugale e familiare, alla violenza che purtroppo si annida e fa danni anche all’interno delle nostre case. A tutti dobbiamo e vogliamo essere particolarmente vicini, con rispetto e con vero senso di fraternità e di solidarietà. Vogliamo però soprattutto ricordare la testimonianza semplice, ma bella e coraggiosa di tantissime famiglie, che vivono l’esperienza del matrimonio e dell’essere genitori con gioia, illuminati e sostenuti dalla grazia del Signore, senza paura di affrontare anche i momenti della croce che, vissuta in unione con quella del Signore, non impedisce il cammino dell’amore, ma anzi può renderlo più forte e più completo”.

Intessantissimo il passaggio dal tema alla vita, proprio perchè spesso e volentieri si discute sulla famiglia trattandola come oggetto di dibattito, senza sapere che è soggetto fondamentale, è realtà fondamentale anche nella Costituzione Italiana, anzi il fatto che la stessa “riconosce i diritti della Famiglia, come società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29), fa intendere che questo istituto precede lo Stato e la Costituzione.
Ciò che reputo fondamentale nel saluto è il binomio memoria e futuro, rappresentato dalle figure degli anziani e dei giovani; parole dinamiche, che esprimono un movimento verso un qualcosa o verso qualcuno, che però rischiano di essere soppiantate da una società e da un popolo che nella sua fluidità rischia di dimenticarsi e non prendersene cura, pensiamo agli anziani che vivono soli o in strutture, vivendo una solitudine forzata; pensiamo alle giovani generazioni abbandonate spesso e volentieri a se stesse, trovando rifugio in labirinti che li spingono verso situazioni senza prospettive.
Queste sono le realtà negative espresse nel messaggio, che scaturiscono o da situazioni esteriori, oppure da conflitti interni!
Dobbiamo imparare a guardare il bicchiere mezzo pieno, e cioè le famiglie che nella loro semplicità vivono l’esperienza del matrimonio e dell’essere genitori con gioia, che vivono con una forte speranza e un ottimismo verso la vita e il futuro, che con la loro fede sono capaci di guardare sia indietro tenendo presente e viva la memoria e riferendosi alle vecchie generazioni, sia in avanti, essendo anello di congiunzione per le nuove generazioni! Ma come spesso capita, mi permetto di lasciare il lettore con alcuni interrogativi che mi auguro aprano almeno un dibattito interiore: “Come mai queste realtà presenti nelle nostre comunità non vengono valorizzate? Perché si guarda sempre a ciò che manca (pensando in maniera pessimistica) e non si valorizza ciò che si ha?”. Il mio solito problema….

Don GIUSEPPE LOBASCIO

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