UN LIBRO PER AMICO: IO, MEDICO storie di ordinaria sanità





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Benvenuti al secondo appuntamento della rubrica mensile “Un libro per Amico”, questa volta voglio sottoporre alla vostra attenzione un autore della mia Corato, un uomo che della sua professione non ne ha fatto solo un lavoro ma, soprattutto, una missione, Felice Spaccavento, Medico Anestesista e Rianimatore dell’ospedale Umberto I della nostra città.

“Io, Medico storie di ordinaria sanità” di Felice Spaccavento non è un romanzo ma molto di più, è il diario profondo e travolgente di un medico di “frontiera”, come ama definirsi Spaccavento. E’ una raccolta di storie di ordinaria sanità che diventano straordinarie, perché il cuore di questo medico e quello del paziente si incontrano, si fondono e l’uno vive il dolore e le sensazioni dell’altro. Spaccavento è il medico che tutti vorrebbero incontrare, l’amico che tiene per mano il suo paziente in tutto il percorso della sua malattia e che lo guarda dal basso verso l’alto.

Il tutto nasce all’indomani della tragedia ferroviaria del 12 luglio, quel giorno il “nostro” medico era lì tra quelle lamiere e quel dolore, appena tornato dalle ferie, cercando di portare il suo aiuto in quell’inferno, perché, come afferma Spaccavento, «non si è medici solo in ospedale ma lo si è sempre». Il destino gli viene in suo aiuto mettendolo di fronte al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il Dott. Spaccavento decide, così, di scrivergli una lettera in cui propone di riunire, in un Ospedale Unico del nord barese, tutte le risorse sanitarie del nostro territorio, costituendo un polo completo e funzionante.

La lettera non passa inosservata a Mario Albrizio, filosofo, storyteller e communication strategist, che decide di raccogliere otto anni di pensieri, sfoghi, denunce ed esperienze, sul campo, del medico Spaccavento, esternate sui social e non solo, diventandone l’editor del libro che avrà una finalità etica; infatti il ricavato sarà utilizzato per l’acquisto di materiale sanitario per strutture pubbliche.

L’approccio al libro non deve essere commerciale e letterario, perché il dott. Spaccavento riesce a toccare i punti nevralgici della sensibilità del lettore, leggendo tra quelle righe si sentono il cuore a mille e i muscoli tirati; il lettore riesce a vivere in prima linea le situazioni di pericolo e di emergenza della realtà ospedaliera. Secondo Spaccavento, fondamentale è entrare in empatia non solo con il paziente ma, soprattutto, con la sua famiglia, soffrire insieme e alleviare quanto più possibile il dolore del malato, infatti è anche prescrittore della cannabis terapeutica .

Leggendo il libro, si evince il forte legame che Felice aveva con suo padre, medico anche lui. In uno dei suoi ultimi racconti, narra di quando aveva dodici anni  e accompagnò suo padre per visitare un paziente; entrarono in una casa povera, suo padre prescrisse la terapia, parlò con la moglie del malato e non prese nulla per la sua prestazione. Sulla strada del ritorno, Felice chiese a suo padre chi fosse quell’uomo e il padre gli rispose: «Un malato che nessuno vuole» e, probabilmente, già in quel momento, il “Felice ragazzino” aveva inconsapevolmente abbracciato la sua scelta di essere non solo medico, ma soprattutto “medico di frontiera”.

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