ALTAMURA, PRIMO LEVI PER NON DIMENTICARE





primo levi

“PRIMO LEVI, IL CHIMICO, LETTURE, RICORDI, TESTIMONIANZE”, spettacolo teatrale oggi lunedì 27 gennaio, sipario alle ore 18.30 e alle ore 21.30 presso l’Associazione Culturale Ferula Ferita, Crepes&Books via Scipione Ronchetti 3, 70022 Altamura.

Uno spettacolo teatrale con letture e drammatizzazioni dall’opera più famosa di Primo Levi, “Se questo è un uomo”. La visione registica passa anche da ciò che è stato nella vita, per il resto dei suoi giorni, quindi non solo un Primo Levi devastato dall’Olocausto. Conosciamo meglio questo personaggio storico e artistico che ha lasciato una tangibile testimonianza di una sua esperienza durante il periodo di stermini ad Auschwitz.

Attori in scena (in ordine di apparizione) Alessandro Pestrichella – Alessandro Malcangi – Roberta Zocco – Marianna Maiullari – Giuditta Maletik – Davide Trotti Cinzia Clemente – Donato Laborante Alla fisarmonica: Alessio Giove.

Assistente alla regia : Vincenzo Rutigliano Regia: Cinzia Clemente direttrice artistica dell’Accademia Obiettivo Successo.

PER NON DIMENTICARE: Nato il 31 luglio del 1919 a Torino, da genitori di religione ebraica, Primo Levi si diploma nel 1937 al liceo classico Massimo D’Azeglio e si iscrive al corso di laurea in chimica presso la facoltà di Scienze dell’Università di Torino. Nel ’38, con le leggi razziali, si istituzionalizza la discriminazione contro gli ebrei, cui è vietato l’accesso alla scuola pubblica. Levi, in regola con gli esami, ha notevoli difficoltà nella ricerca di un relatore per la sua tesi: si laurea nel 1941, a pieni voti e con lode, ma con una tesi in Fisica. Sul diploma di laurea figura la precisazione: «di razza ebraica». Comincia così la sua carriera di chimico, che lo porta a vivere a Milano, fino all’occupazione tedesca: il 13 dicembre del ’43 viene catturato a Brusson e successivamente trasferito al campo di raccolta di Fossoli, dove comincia la sua odissea. Nel giro di poco tempo, infatti, il campo viene preso in gestione dai tedeschi, che convogliano tutti i prigionieri ad Auschwitz. L’autore è deportato a Monowitz, vicino Auschwitz, in un campo di lavoro i cui prigionieri sono al servizio di una fabbrica di gomma. Il loro compito: lavorare, mangiare, dormire, OBBEDIRE. Il loro intento: sopravvivere. Dietro quel numero non c’è più un uomo, ma solo un oggetto: häftling, cioè “pezzo”. Se funziona, va avanti. Se si rompe, è gettato via. L’11 aprile del 1987 Primo Levi muore. Dirà di lui Claudio Toscani: «L’ULTIMO APPELLO DI PRIMO LEVI NON DICE NON DIMENTICATEMI, BENSÌ NON DIMENTICATE».

 

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