Counseling, Benessere… e “Curvy-Model”!





obesità-infantile

I dati sul problema dell’alimentazione e del peso degli adolescenti sono allarmanti e in continua crescita. La cronaca spesso riporta, senza mezzi termini, racconti di giovanissime vite segnate o spezzate dalle complicazioni connesse all’alimentazione e al peso. Il ricordo va alla morte di Isabelle Caro, la ventottenne modella francese, divenuta simbolo della lotta all’anoressia.

Parole vincenti: prevenzione e sinergia di competenze. La famiglia, la scuola e le Istituzioni in generale possono molto contro questi “mostri”. Ma devono scendere in campo insieme, collaborando. La scuola per esempio può farlo abilitando al suo interno spazi dedicati con un proprio servizio di counseling integrato. La cui utilità è misurabile non solo in termini di prevenzione ma anche di ricerca e stabilizzazione di benessere esistenziale.

Al centro dei disturbi alimentari e del peso, oltre alle difficoltà relazionali di base, ci sono varie componenti: bassa autostima, profonda svalutazione del proprio Sè e visione ipercritica e distorta del proprio corpo. Intercettare tali disagi prima che diventino “patologia” è determinante. Poi, il secondo passo è quello di un “invio” a strutture specialistiche territoriali. Tuttavia rimane sempre la “condicio sine qua non” che prima si interviene e meglio è.

Certo, l’attuale società con le sue “schizofrenie” non aiuta. In fondo rifiuto del cibo e sovrappeso sono due facce della stessa medaglia. Da un lato c’è la lotta all’obesità, dall’altro le proposte “pubblicitarie” di ipercaloriche “bombe” alimentari. Da un lato la bellezza “occidentale” fondata su rigidi canoni, dall’altra l’idea nascente di un’estetica molto “curvy model”.

Del resto ipermagrezza o forma “ipersuperpalestrata” (non importa come) sono per tanti adolescenti gli ideali da raggiungere ad ogni costo. Allora, solo se si è magrissimi o muscolosissimi (ed ora anche curvy-ssimi) si può essere felici e avere successo.

Davvero per i nostri giovani tutto si deve ridurre al “visibile” e al “misurabile”? Davvero il tentativo di tanti teenagers di colmare quel senso di profonda, insopportabile, solitudine interiore deve tradursi in un pericoloso “delirio di onnipotente controllo”? La società tutta deve interrogarsi su questo, non solamente fornendo l’aiuto del momento o al momento ma “giocando” d’anticipo più che di posticipo. Prevenendo più che rimandando.

 

 

 

 

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