FUNAMBOLI SUL FILO DELLA VERTIGINOSA LIBERTÀ





funamboli (1)

 “Qualche volta attorno al filo il cielo si oscura, si alza il vento, il cavo si raggela, il pubblico diventa inquieto. Sento urlare dentro di me. Il filo smette di respirare. E io pure. E’ il preludio della catastrofe, implacabile come quando il rullo del tamburo annuncia l’esercizio più difficile. In questa attesa della caduta arrivo a maledire il filo, ma non ne ho mai paura.”(cit. Trattato di funambolismo di P. Petit) L’individuo quotidianamente è sottoposto a repentine osmosi che gli consentono di permeare funambolicamente i villaggi glocali e virtuali della globalizzazione. Una società, anche a causa della grave crisi economica, sempre più funambolica, sempre più attrice protagonista dell’escalation del disagio esistenziale. Negli ultimi anni assistiamo impotenti al drammatico film delle periferie esistenziali che intitolerei: “Funamboli sul filo della vertiginosa libertà”. Scene che evocano un vissuto di impotenza. Dall’impotenza prende forma il seguente interrogativo: nasciamo predisposti all’angoscia e quindi impossibilitati a non vivere questa condizione, o siamo vittime inconsapevoli di un modello socio-culturale annichilente che innesta in noi questa condizione?  Un interrogativo a cui i filosofi, in primis, hanno cercato di rispondere . Uno fra tutti Kierkegaard il quale sosteneva che l’angoscia esistenziale fosse lo stato d’animo che sorge “dinanzi alla vertigine della libertà”. Un disagio esistenziale che nasce dalla percezione di vuoto rispetto alla propria esistenza. Quando l’individuo si rende conto che la libertà che crede di vivere è una non libertà in cui ogni scelta etica e sociale è fatta in funzione di altri e non per seguire un reale desiderio, allora avverte il peso della sua vita e della percezione di non essere libero.  In seguito, sono stati i massimi esponenti delle discipline medico-psichiatriche, della psicologia e della psicoterapia ad occuparsi  del disagio esistenziale nella duplice dimensione: individuale e relazionale. Il rapporto con se stessi è caratterizzato dall’angoscia. Il rapporto con gli altri è spesso contraddistinto dalla disperazione. Infatti il contatto genera nuove forme di disagio esistenziale. Pertanto l’individuare un territorio fertile è di fondamentale importanza al fine di creare la rete dei legami affettivi significativi e ritrovare così l’armonioso equilibrio sul filo della funambolica quotidianità.

 

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