Gravina,Pierino Capone e le contestazioni





L'abitazione di Pierino Capone

A oltre settantadue ore dall’incredibile morte di Pietro Capone, Gravina appare divisa dall’incredulità di chi si chiede come possa essere avvenuto il fattaccio, e chi, invece, rassegnato ribadisce che aveva infastidito all’infinito chiunque non rispettasse la legge. Pietro, detto Pierino, suo malgrado, conosceva leggi e regolamenti, aveva studiato giurisprudenza senza mai terminare gli studi ed esponeva denunce con facilità tutte le volte che reputava fosse il caso. Sovente Capone era dalla parte del giusto, ma non basta.

Il quarantanovenne secondo il chiacchiericcio dei cittadini prima o poi sarebbe finito male e così è andata. Nel tempo pare aver indispettito troppa gente attraverso le sue contestazioni ed ecco i risultati. Capone viveva solo, lontano dai famigliari, per problemi d’eredità; gestiva il patrimonio di famiglia, ma non aveva un’occupazione alternativa.

I vicini di casa increduli dell’accaduto dicono di aver sentito dei rumori molto forti, intorno alle 22, dello scorso 10 marzo, e pensavano fossero causati da ragazzini; appena affacciatisi dal balcone ai loro occhi l’inaspettata sorpresa.

L’episodio terrorizza chi ascolta, basito; chi reputa Pierino una persona onesta, pulita, nitida, quale era. Si auto ergeva a “paladino della giustizia” lo era, ma a suo modo.

La morte di Capone rappresenta la conferma che condannare, contestare, agire, è bene solo se si hanno gli strumenti giusti.

Gravina torna protagonista della cronaca nera nazionale.

 

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