Ruvo,al Talos MONI OVADIA





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Dopo l’inaugurazione della mostra di Sebastiano Tramontana, la presentazione del libro di Giancarlo Schiaffini e il concerto del duo Schiaffini – Tramontana nel pomeriggio, era uno degli appuntamenti più attesi quello di “Moni Ovadia” ieri durante la prima serata ufficiale del “Talos Festival 2013″!
Uno dei più popolari artisti e uomini di cultura della scena italiana ha riscaldato il palco di Piazzetta Le Monache nella fresca sera di settembre con il suo spettacolo “Senza Confini – Ebrei & Zingari”, una lotta a tutte le tipologie di razzismo. Il suo teatro musicale ispirato alla cultura yiddish, che ha contribuito a far conoscere e di cui ha dato una lettura contemporanea, è unico nel suo genere, in Italia e in Europa. Noto per il suo costante impegno politico e civile a sostegno dei diritti e della pace, ha un pubblico eterogeneo e trasversale che abbraccia tutte le generazioni.
Dopo i saluti di rito da parte del Direttore Artistico e del Primo Cittadino, il microfono è passato al giornalista Ugo Sbisà, vecchia conoscenza del Talos: “Pino, non dobbiamo domandarci dove andrà questo Festival, ma dobbiamo soltanto sperare che vada avanti, chiunque ci sia dopo!” e dopo questo auspicio “Il Talos ha sempre dato spazio alla musica creativa e improvvisata e quest’anno siamo lieti di ospitare Moni Ovadia con il suo spettacolo “Senza Confini – Ebrei e Zingari”, attraverso il quale narra la storia di due popoli che per anni sono stati ferocemente perseguitati dal nazismo e che oggi vanno guardati nell’ottica dell’integrazione. In analogia con il titolo, solo una cosa che noi abbiamo è senza confini: IL PENSIERO!”
Si lascia così spazio alla musica…iniziano ad intravedersi le sagome dei musicisti e dei trilli di Cymbalon, seguiti dagli altri strumenti musicali, iniziano a far ‘calare’ il pubblico in un’atmosfera gitana. Poi è il turno di Moni…presenta i componenti dell’orchestra e subito esprime la sua vicinanza affettiva a Ruvo di Puglia, paese che ha immaginato, perfettamente come lo vede ora, grazie alle composizioni in vernacolo di un compositore ruvese, Mario De Leo, conosciuto tempo prima. Riprende poi il tema della serata…”si può essere popoli nelle tradizioni, nella cultura, in tutto e per tutto senza bisogno di confini, territori, eserciti! Questa lezione è fondamentale per la costruzione di una pace nel mondo durevole e autentica!” Si sollevano i primi applausi…
Parte poi con una lettura del 1927, un reportage sulla sofferenza vissuta ed ‘ascoltata’ nei campi di sterminio nazisti, che divenne un piccolo libro dal titolo “Ebrei Erranti”. Prima di procedere, chiede al pubblico di provare a sostituire la parola ‘ebreo orientale’ con ’rom, sinti o zingaro’…gli ebrei di oggi…perchè “gli ebrei di un tempo sono entrati nei salotti, sono diventati simpatici e tendiamo addirittura ad emularli nel vestire, mangiare e quant’altro…i rom, i sinti e gli zingari, invece no! Vengono ancora vessati ed emarginati! Il punto di partenza dello spettacolo è ricordare che non è stato sempre così!” “Zigoen Erlid – Canto Zingaro” è il brano che Moni Ovadia interpreta proprio con questo fine…un pezzo che alterna ritmi lenti a ritmi veloci e allegri.
Prosegue in maniera molto ironica nella scaletta programmata, sottolineando altri temi cardine della nostra esistenza…che passano molto spesso in secondo piano: “Noi consumiamo la vita, la rincorriamo, l’abbiamo costruita con e attorno alle cose stupide! Dalla cultura rom dovremmo imparare a vivere la vita secondo l’ora e il subito, a morderla! Una maniera che i rom utilizzano per trasmettere in qualunque momento questi valori è la musica, quella suonata con strumenti ‘trasportabili’…” poi prosegue “La musica rivela l’universalità della dimensione umana…quando sentiamo suonare un rom per strada, sentiamo subito muoverci l’energia dentro ed è questo che ci ricorda che siamo esseri viventi e non vegetali!”
Spazio successivamente a “Brucia, brucia…amore zingaro”…brano dedicato al pathos e alla nostalgia dell’esilio. Segue una psichedelica “Suite russa” e per l’occasione Ovadia si trasforma in uno steward raccomandandosi con il pubblico di allacciare le cinture!
Dopo ogni brano si complimenta con i musicisti della sua orchestra (di cui tre sono italiani) per il loro virtuosismo…perchè “il virtuosismo è la risposta a chi ti odia…fa vedere agli altri che sei vita, che in te pulsa la vita!” Ed è proprio ad uno dei suoi musicisti, Marian Serba, virtuoso del Cymbalon (da musicista e costruttore dello stesso), che lascia spazio con un brano totalmente improvvisato che metta in luce tutte le sue qualità di virtuoso dello strumento.
La serata si avvia alla conclusione con gli ultimi due brani: il primo è un brano greco inserito nel repertorio poichè ascoltato eseguito da una banda rom…il brano parla di quanto per i greci sia importante bere in determinati momenti della loro vita. “Polvere eri e polvere ritornerai, ma tra una polvere e l’altra una buona sbornia non può che farti bene!” simpaticamente afferma! La melodia greca pian piano si trasforma in quella di un autentico sirtaki che lo stesso Ovadia, accompagnato dal battito di mani del pubblico, interpreta.
L’ultimo brano d’improvvisazione della serata è un altro omaggio ad un componente della sua orchestra, Ion Stanescu, virtuoso del violino: ha suonato come primo violino nelle migliori orchestre dell’est europeo ma con la stessa passione si è unito a Moni Ovadia e agli altri musicisti…e con facilità, afferma Moni, “potrete trovarlo a suonare nelle piazze con il cappello…per lui non fa differenza!”
Chiude con la frase “Dio predilige gli atei!” e saluta calorosamente il pubblico!
Dopo gli applausi e l’entusiasmo di una platea che ha sfidato il pungente venticello freddo, arriva il secondo round!
Ugo Sbisà torna sul palco per presentare il duo Gianluigi Trovesi – Gianni Coscia: Trovesi interviene simpaticamente “E’ difficile iniziare dopo un gruppo così…speriamo di arrivare alla fine del concerto!”
Come Sbisà aveva anticipato, apparentemente differenti, le performance dei due gruppi sono strettamente collegate dal punto di vista musicale per le scelte effettuate nell’ambito delle sonorità e dei ritmi. Un po’ gitana sembra, infatti, anche la musica dell’interessante duo.
Si parte con un colorato brano dedicato proprio a Moni Ovadia, poi un brano che Gianni Coscia dedica un po’ alla sua infanzia, al ricordo delle giostre in occasione delle feste di paese…e proprio riproducendo quella musica il pubblico sale su un’enorme giostra!
Il programma è assai interessante, Trovesi spiega che in ogni concerto amano fare un po’ il giro dei paesi del Mediterraneo per offrire sonorità totalmente varie: parte un brano che loro dedicano alle simpatiche Tamara e Valentina, due volontarie del e per il “Talos Festival” che li affiancano durante la loro permanenza nella città dell’omonimo vaso.
Proseguono con una serie di brani tratti dal loro ultimo lavoro virtuoso attorno alla musica di Offenbach, e poi si cambia genere: si passa conclude con due blues ritmati, colorati, vivaci!
Ma il pubblico a fine concerto è ancora tutto lì e il M° Minafra chiede a suo nome un altro bis. Questa volta, però, Trovesi preferisce far precedere il brano da un simpatico aneddoto. Cosa fare se a fine concerto il pubblico non va via?!?! Suonare un pezzo triste…bello ma triste!!! “Questo pezzo è bello, ma triste…e suonato da noi poi…è ancora più triste!!!”
Tra gli applausi e la soddisfazione del pubblico e del Direttore Artistico, si chiude la prima serata ufficiale del “Talos Festival”!
Alessandra Brucoli

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