Storie di Vita,Una Donna Maria Maugueri con una passione…la Politica





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Delusione o atto d’accusa? La Maugeri non le manda a dire e, nell’epilogo, fa una sintesi impietosa dell’attuale situazione politica italiana. Una laurea in Scienze Politiche e una in Scienze Religiose, per l’ex Assessora all’Ambiente, Consigliera comunale PD, protagonista di memorabili battaglie ambientaliste è forse l’ora dei bilanci. Il suo primo amore è stato “Lotta Continua” – “Ero arrabbiata e non sopportavo le ingiustizie” – però, anche il partito, dall’ideologia “violenta”, diventa presto per lei insostenibile – “Un botto di breve durata. In realtà volevo dare un’identità politica al mio desiderio di giustizia ma in quel partito non era possibile.”

Alla fine ha prevalso la scelta di mollare tutto?

- Per poco, perché il mio è un cervello “politico”. Per cui, tutto è ricominciato presto ma fuori dal partito fino all’incontro “adulto” con “Città dell’Uomo”. Un interessante progetto di Leoluca Orlando che poneva l’uomo al centro della società. Ero davvero entusiasta tanto che mi sono subito attivata per promuovere (e fondare) il movimento di Leoluca anche a Bari.

Laurea in Scienze Religiose e Partito di estrema sinistra, due realtà solo apparentemente inconciliabili?

- Sì, perché nel frattempo, grazie ad un “incontro” illuminante, cresceva anche la mia fede. Anche perché il mio interesse giovanile verso la Religione, almeno inizialmente, era pari a zero. Del resto, con una famiglia d’origine quasi atea o indifferente e la militanza nell’estrema sinistra che potevo fare? Però, a un certo punto ho cominciato a percorrere un cammino dal “doppio binario”: da un lato la politica dall’altro la parrocchia.

Tutt’ora un “doppio binario”?

- Una costante della mia vita. Un cammino “doppio” segnato da mete significative, come l’insegnamento, le politiche ambientali e la nascita della comunità laica Kairos. A dare lo slancio, ovviamente, tanto impegno, spirito di sacrificio e senso di responsabilità. Insomma, un “crederci fino in fondo”.

Kairos, una comunità ancora attiva sul territorio?

- Decidere di mettere in relazione attività politica e studi teologici, per me, è stato decisivo. Così nasce Kairos. Una comunità laica che ha operato da subito per strada, sui marciapiedi, insomma, ovunque in situazioni di difficoltà. L’ho sempre definita “comunità borderline”, da un lato vicinissima alla Chiesa, per dottrina e condivisione evangelica dall’altro libera da qualsiasi vincolo ecclesiale. Del resto la parola Kairos significa “occasione” di un tempo che Dio ti dà da utilizzare bene e per il bene.

Una comunità fuori dagli stereotipi?

- Credo di sì. Nel senso che nella comunità non c’è una presenza sacerdotale in pianta stabile come di solito avviene. Molto spesso siamo noi a invitare di volta in volta il Sacerdote che desidera partecipare ai nostri incontri. Sicuramente ci siamo sempre ispirati a modelli di comunità come Taizè e Bose e a figure come frère Roger ed Enzo Bianchi.

Enzo Bianchi parteciperà al prossimo Sinodo?

Nell’ultimo incontro, tenuto in Cattedrale a Bari, Enzo Bianchi ha manifestato preoccupazione e perplessità sul prossimo Sinodo a cui parteciperà. C’è, da parte del Papa, un desiderio di innovazione: la salvaguardia dell’ambiente, la tutela delle famiglie divorziate e separate, la tutela degli omosessuali. In un primo momento i gruppi Sinodali avevano manifestato una certa apertura verso queste tematiche poi, c’è stato un brusco dietrofront. Secondo il monaco di Bose i gruppi più conservatori stanno facendo letteralmente muro. La verità è che non riusciamo mai ad andare al cuore delle cose.

Tempo fa un giornalista la ribattezzò “Pasionaria”, è ancora così?

- Sì, perché nonostante la delusione e l’amarezza, continuo, a cercare con passione “il bene comune”, che non è qualcosa di così tangibile, ma il frutto di ricerca appassionata, coerenza, senso della giustizia, verità, buonsenso e tanto altro. Più che un desiderio, è la volontà e la certezza di poter cambiare le cose in Bene e per tutti.

Un consiglio ai giovani

- Bisognerebbe tornare al concetto di “rivoluzione permanente di Gramsci”. È un concetto positivo che non significa diventare “bombaroli”, ma operare una rivoluzione intima mettendosi sempre in discussione. È un qualcosa che sta dentro di noi. Una sorta di barra – guida. Questo dico ai giovani: riappropriatevi della vita, rialzate la testa, basta con la visione individualistica del proprio minuscolo orticello da curare. Bisogna uscire dalla logica del piccolo per aprirsi ad una visione più ampia e che sia capace di “contenere”, come concetto, tutto il Creato. Noi siamo chiamati a questo. È nella nostra natura leggere nel qui e ora ciò che stiamo vivendo, per essere pronti poi a dare delle risposte finalmente di buonsenso.

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