Tabù: la negazione del dolore





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Ricordo ancora il giorno in cui per ragioni di studio lavorando su una tesi volli dare una immagine precisa alla parola dolore non mi poteva bastare l’espressione“sensazione spiacevole del corpo” soprattutto perché il dolore non è solo fisico.

Semplicemente copri che DOL-EO vuol dire mi dolgo, sento male e che il male è un orientamento negativo etico-morale ancora prima che fisico.

Cercavo di indagare di indagare le ragioni che portano noi esseri umani a dire “sto bene” quando non è vero; cercavo di capire se nel dolore vi fosse una colpa o una macchia da nascondere.

Perché neghiamo il dolore? anche quando un nostro simile se ne accorge e domanda “cos’hai” la risposta è “niente”. Perché neghiamo il dolore?

L’afflizione è uno stato dell’essere, una condizione umana perché negarla?

Cosa spinge L’essere umano a indossare la maschera del “va Tutto bene”“sto bene”.

Andiamo alla ricerca della verità e poi mentiamo, mentiamo a noi stessi e agli altri.

Ops, ho toccato il nervo scoperto, gli altri!

Abbiamo sempre fatto credere, o lasciato intendere che siamo forti, che avanziamo a passo spedito e risoluto nella nostra esistenza e che siamo sicuri di noi, che non ci ferma nessuno!

Siamo così convincenti che finiamo per crederci anche noi!

Per non perdere la faccia mettiamo la maschera.

C’è una parte di noi che da quella maschera viene soffocata e mortificata, perché l’afflizione cresce e si autoalimenta, da fisica o morale che sia e poi crescerà ancora

E’ triste vedere l’essere umano ha perduto la capacità di elaborare il dolore.

 

Per quanto riguarda il dolore fisico parlano le statistiche: ogni anno aumenta il numero dei “consumatori di farmaci” per il dolore soprattutto gli oppioidi.

Secondo la Medicina ippocratica il dolore del corpo è un campanello di allarme, un messaggio che va letto interpretato e compreso per mettere in campo le cure e le strategie migliori al ripristino.

Secondo la visione psicosomatica, più moderna e più in voga che mai dolore è da considerarsi una benedizione. Solo grazie a questi segnali dolorosi i messaggi di allarme attirano la nostra attenzione e possiamo sapere se c’è una avaria in corso.

Mi domando perché contrariamente a quanto indicano medicina antica e medicina moderna invece di comprendere e curare andiamo a “spegnere il dolore” praticamente come se il corpo ci inviasse una raccomandata e noi spegnessimo il postino!

Ma davvero non parlo solo delle algie siano esse essenziali o secondarie, parlo di ogni tipo di afflizione, del corpo, dell’umore delle emozioni!

Ma quando ritorneremo a darci il tempo di elaborare il dolore, i cambiamenti, il distacco, la perdita…

Ho una età che mi consente di ricordare i racconti che mi giungevano da bambina attraverso i nonni e i loro coetanei, circa una serie di circostanze dolorose che potevano colpire un essere o una intera famiglia.

Ecco il passato con i suoi ricordi può tornare ad insegnarci ad elaborare il dolore.

Decenni addietro ci si concedeva tempo.

Se una donna conosceva un parto difficile, le si dava tempo per riprendersi, con la complicità di una più umana comprensione, supporto delle altre donne della stessa famiglia, o anche semplici vicine di casa

Comprensione e tempo.

Oggi con tutti i comfort di cui disponiamo la procedura è: partorisci, alzati, allatta, vai a casa state negli standard tu e tuo figlio! Rimettiti in forma subito, torna al lavoro efficiente e fai che tuo figlio rientri nei grafici delle tabelle.

Prendiamo l’esempio del passato in cui una famiglia viene Colpita da un lutto, dopo i riti funebri le famiglie

potevano ritirarsi in intima solitudine, piangere e disperarsi liberamente, per esorcizzare quel dolore lancinante nell’animo, tanto è orrendo il nostro concetto di morte.

Oggi no. La Vita va avanti devi farti forza, farti coraggio. Devi guardare avanti.

Devi fare tutto tranne che pensare ad alleggerire il tuo animo colpito e segnato in modo permanente.

Eh ed è così per tutto:

Una separazione difficile? E non devi stare male. Ed arriva una patologia e ti sconvolge? Non devi stare male. Sei economicamente disperato? E non devi stare male!

Stai andando in depressione? Non devi stare male.

Ma perché?

Quando è entrata in vigore questa regola non scritta? e soprattutto  perché si continua ad usarla se è evidente che non funziona!

Dico sempre ai nostri assistiti:

Non voglio che tu sia forte

Voglio che tu sia te.

Piangi, disperati, annientati, esaurisci tutte le lacrime che hai.

Vivi pienamente il tuo dolore Sii consapevole di quello che provi.

Impara dalla tua sofferenza e non lasciare che ti abbia preso inutilmente

e non ascoltare nessuno, ti dicono tutti le stesse cose.

Mangia

Ehi esci

Svagati

E anche NO!!!

Ritirati nel tuo guscio

Digiuna se hai lo stomaco “confuso”

Resta in casa in compagnia di te stesso.

Concentrati su di te.

E Spogliati: come un albero in autunno. Aspetta che la“primavera” si presenti da sola

al momento giusto, non si può rifiorire o rinascere nel momento sbagliato.

Anche la natura umana ha i suoi tempi.

 

 

 

L. Calabrese

Perito Esperto Consulente Medicina non Convenzionale

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