ESTATE. Eventi “social” o “A-social? Tempo di “tuttologi” alla ribalta…





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Estate. Vortice di eventi, appuntamenti culturali, movida no stop. Improvvisamente, scorgiamo sarcofaghi aprirsi lentamente e immettere nella rete organizzativa nuove mummie PR, manager e marketer di cui non si percepiva esistenza. Ok. Fa caldo e tutti siamo emotivamente coinvolti nel turbinio di emozioni scaturite dal meteo particolarmente ammaliante. Vediamo, tuttavia, cosa può accadere quando ci si imbatte in qualcosa che cagiona la distruzione delle nostre connaturate certezze.  Mesi per organizzare un evento, decine e decine di persone coinvolte, comunicati stampa, tv, sponsor, pubblicità online, condivisioni ai limiti dello spam e tag ossessivo-compulsivi… Risultato? All’evento solo parenti invitati, pochi in più e giornalisti. Dove sono gli altri? Dove l’utenza che avremmo voluto coinvolgere? Dove sta l’errore? Sappiamo benissimo che il web è un oceano dove ogni singola realtà costituisce solo una piccola goccia. La lotta per la sopravvivenza di quella goccia, sia essa comunità, società, organizzazione, è data dalla forza dell’idea di cui ci si fa portatori e dal coinvolgimento reale su quell’idea. Diciamo che ci imbattiamo spesso in un cantarcela e suonarcela che, ovviamente, non sortisce gli effetti desiderati. Perché? Semplice.

1. Un messaggio, per essere incisivo, deve essere coerente con l’emittente di quel messaggio. Se vendo scarpe, non posso realizzare un evento che elargisce caramelle o, perlomeno, non posso rendere le caramelle obiettivo centrale dell’evento.

2. Se il messaggio è fortemente targettizzato, devo prevedere e implementare campagne che siano targettizzate. Es. Vendo skateboard? Cercherò di approcciare adolescenti che pratichino questo sport o che seguano eventi ad esso connessi, community e gruppi di riferimento.

3. Avvalersi di “veicoli” forti, radicati e in linea con l’evento. Esempio: se volessi sensibilizzare sui rischi del fumo, cercherei di coinvolgere associazioni, nazionali o regionali, che abbiano per mission la salute e una discreta risonanza (soprattutto autorevolezza digitale), medici, gente coinvolta direttamente, con la propria esperienza, nei danni ad esso imputabili. Non punterei certo su “Mc Donald’s” o “Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti”.

4. La geolocalizzazione deve essere priva di contraddizioni. Invito una rock-metal band ? Montare un megapalco a Caramanico Terme potrebbe rivelarsi pretenzioso se non, addirittura, irriverente (sempre che non vi sia qualche utente affetto da sindrome di Peter Pan pronto a ricoprirsi di catene. Sarebbe, ugualmente, eccezione che confermerebbe la regola).

5. La “tuttologia” non è premiante. Un carro armato manageriale può funzionare solo se ogni elemento caricato su quel carro espleta una specifica funzione. Per far questo bisogna avvalersi di professionalità variegate che sappiano “dove mettere le mani” e che non arranchino a tentoni nella speranza di intercettare qualche pesce confuso pronto ad abboccare all’amo. La dea bendata, certo, agisce per vie insondabili, ma i miracoli sono altra cosa.

Insomma, tutto deve essere fortemente coerente, coeso e, allo stesso tempo, non invadente. Per far questo è necessario ragionare, studiare e non compiere passi affrettati. La competenza/conoscenza digitale è fondamentale e non è per “che ci vuole? So tutto io”. Quella categoria ha decretato l’inizio di un gioco con Saw l’Enigmista. Alla prossima corroborante puntata!

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