IN EDUCAZIONE, PERCHÉ NIENTE REGOLE… ? FANNO MALE?





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Nella scuola la presenza di bambini ed adolescenti con problemi di comportamento è in aumento: dipenderà dal crollo dei valori tradizionali, indotti da adulti un po’ fossilizzati nella rigidità del loro pensiero che ritengono sempre valido in eterno, provocando lo sbandamento, per ragioni del tutto opposte? O forse la causa risiede nei mutamenti socio-economici degli ultimi anni?
Il paradosso è tristemente palese: la maggior parte dei ragazzi vive in una condizione di notevole benessere materiale e vive in una realtá scolastica sempre meno selettiva e sempre più formativa.
Eppure, é fortemente diffuso il senso di infelicità e di disagio emotivo e proprio in tali contesti spesso il malessere esplode in atteggiamenti di apatia o di forte opposizione. L’incertezza e il disorientamento del nostro tempo, legata alla perdita di un centro propulsore di valori e comportamenti, l’ampia dimensione dei flussi informativi, la vertiginosa velocità dei cambiamenti pone l’individuo di fronte ad eventi imprevedibili e sempre nuovi con cui è difficile relazionarsi o apprendere a farlo.
Ciò che emerge è la difficoltà applicare azioni educative efficaci da parte dei genitori nei confronti dei figli. D’altronde la scuola, in quanto agenzia formativo- educativa, deve far fronte a svariati problematiche che reclamano soluzione ogni giorno nonostante gli scarsi mezzi. La maggior parte delle volte, sia le famiglie che la scuola, per inadeguatezza e per sfiducia, sentono di essere impotenti e si lasciano andare ad atteggiamenti rinunciatari. Questo specchio riflette l’incapacità del nostro tempo di trasmettere valori e di crescere generazioni come se il fornire regole possa sembrare anacronistico e l’autorevolezza fuori moda al punto che si perde di vista l’asimmetria (legata ai ruoli educativi) del rapporto adulto-bambino o adulto-adolescente.
La macchina relazionale educativa si muove su 3 fondamenti: l’intenzionalitá, la reciprocità, l’asimmetria nei ruoli che conferisce al genitore il compito di fornire sostegno, protezione e guida, anche attraverso regole condivise e negoziate che non prescindono dall’essere presenti, attenti ed in ascolto.
Questa macchina a volte, e sempre più spesso, non funziona, pre cui si raccolgono i primi insuccessi all’interno della sfera scolastica mettendo la famiglia nelle condizioni di autoanalizzarsi o chiedere aiuto, ciò significa avere la consapevolezza di trovarsi in una situazione critica e di difficoltà, verso la ricerca di orientamento.
Inoltre, allontanandosi dal patrimonio tradizionale, si assumono condotte educative improvvisate o legate a situazioni contingenti e di emergenza oppure, come ho giá detto, emergono atteggiamenti rinunciatari. Certo, la scuola non sorvola sul suo compito pedagogico, ma talvolta la famiglia chiede oltre la collaborazione, anche di imparare come si fa, quali strategie usare, quali atteggiamenti assumere, cioè chiede essa stessa di essere educata ad educare. Ed in quest’ultima richiesta l’agenzia educativo – formativa per eccellenza, non può raccogliere l’incompensa né come impegno, né come sfida poiché non ne ha né i mezzi né gli strumenti che sono propri della professione del pedagogista. Accompagnando la coppia verso l’educazione dei figli ed in itinere nella loro crescita ed educazione, in sinergia con la scuola. Questo non toglie che ogni sfera educativa si avvale di regole da seguire e rispettare per il benessere psico – sociale di ogni componente all’interno della relazione. Regole che prescindono dalla universalità comportamentale all’interno della società, ma che rafforzano le unicità individuali.

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